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martedì 19 settembre 2017

Smantellata a Monza la “cricca dell’anca”. Arrestati in 23 e 30 indagati. Tra loro 21 medici di famiglia e chirurghi



Favorivano una multinazionale francese che produce protesi in cambio di danaro


Il “disturbo” per i medici degli ospedali di Monza che impiantavano le protesi scadenti era lautamente pagato: contributi mensili di 300 euro, biglietti aerei, cene, viaggi, congressi, pubblicazioni scientifiche spesate e perfino assunzioni di personale ad hoc.
Sono 21 i professionisti arrestati o interdetti nell’inchiesta della Procura di Monza che avrebbero chiesto quelle tangenti per il «disturbo», come lo chiamavano loro, di usare sugli ignari pazienti esclusivamente una marca di protesi.

I guru delle anche e del ginocchio del Policlinico di Monza e Clinica Zucchi (strutture private ma convenzionate con il servizio sanitario) insieme ai medici di base e i rappresentanti della società Ceraver avevano messo in piedi un sistema vincente solamente per loro: si aumenta il fatturato e i rimborsi dell’Asl per gli interventi, i professionisti i propri guadagni e le regalie e i rivenditori le provvigioni.

Con nessun rispetto dei pazienti. Perché gli arti artificiali erano anche di scarsa qualità, come ripeteva spesso al telefono uno dei medici coinvolti: «La protesi, detto tra noi, fa cagare, fa veramente cagare».
È quanto emerge da un’intercettazione del 27 novembre 2014 tra Marco Valadè, chirurgo brianzolo con il collega Fabio Bestetti (entrambi arrestati) che in un’altra telefonata diceva: «Non rimangono appoggiate bene, è una protesi un po’ del cazzo».
In un altro scambio i dubbi dei chirurghi sono ancora più gravi: «Scusate...avete uno strumentario che prima di tutto mangia un sacco di osso...cioè praticamente c’è un consumo elevatissimo di osso» dice Marco Valade’ e Fabio Bestetti conferma: «Sono troppo invasivi troppo? Capito? Bisogna fargliela modificare `sta cosa (...) Non è come la Zimmer che hai due buchini...lo scudo femorale lo inserisci quando sai che sei dentro bene».

Un sistema andato avanti per anni con un crescita costante del business, come emerge dalle intercettazioni della Guardia di Finanza. Così Valadè si rivolge all’agente della Ceraver Marco Camnasio, la mente del sistema criminoso: «Punto di mettertene come minimo almeno 6/8 al mese».
Tra gli arrestati anche nomi noti del settore, come Claudio Manzini responsabile dell’unità di ortopedia e traumatologia della Clinica Zucchi (che appartiene al Gruppo ospedaliero San Donato). Manzini come si legge nell’ordinanza “aveva stipulato un accordo con i venditori di protesi che prevedeva un impegno preciso ad effettuare un numero di interventi predeterminato e quando non poteva seguire i pazienti li indirizzava da professionisti di propria fiducia” che partecipano al sistema corruttivo.

Ecco come i chirurghi, che nelle strutture private hanno libertà di scelta delle protesi, utilizzavano i prodotti della società francese (con prezzi compresi tra i 1.500 e i 2.500 euro) nonostante i dubbi sulla qualità. I prezzi erano
Tutto partiva dai medici di base compiacenti che si muovevano come “procacciatori di pazienti”, soprattutto anziani. Dopo la prima visita venivano mandati dagli specialisti e, infine, al Policlinico di Monza o in altre strutture per gli interventi. Per questo lavoro extra si aggiudicavano un compenso fisso da parte dell’azienda (circa 300 euro mensili), oltre al 20% di quanto corrisposto dall’ignaro paziente allo specialista.

Ma la cricca dell’anca non si fermava davanti a nulla. Per aumentare i guadagni di tutti ci sarebbero state delle vere e proprie «corsie preferenziali» per portare in Brianza pazienti da altre regioni per i ricchi interventi chirurgici. Prestazioni private in regime di convenzione saldate però dalle Asl di provenienza. Questo settore è uno dei più appetibili, perché i rimborsi del sistema sanitario prevedono fino a 11.152 euro al giorno in caso di ricovero per la sostituzione dell’anca o del ginocchio. 

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